Perugia: tra miti, leggende e verità
IL TESORO NASCOSTO DI PERUGIA.
Perugia è una città ricca di storia, e come ogni città antica, è avvolta da miti e leggende affascinanti. Una delle più suggestive è quella di un tesoro nascosto, che si dice giaccia dimenticato sotto le sue strade.
La leggenda del tesoro dei Templari: Una delle versioni più famose di questa leggenda lega il tesoro all'ordine dei Templari.
Si
narra che, quando l'ordine fu soppresso all'inizio del XIV secolo, i
cavalieri templari di Perugia, per sfuggire alla persecuzione e
salvare le loro ricchezze, nascosero un'enorme quantità di oro,
gioielli e preziosi manoscritti in un luogo segreto all'interno della
città.
Il
tesoro non è mai stato trovato, alimentando l'idea che sia nascosto
in un punto estremamente difficile da raggiungere, forse in una delle
numerose gallerie sotterranee che si estendono sotto il centro
storico.
Queste
gallerie, alcune delle quali risalgono all'epoca etrusca e romana,
formano un dedalo di cunicoli che i Templari avrebbero potuto usare
per nascondere il bottino.
Versioni alternative della leggenda: Altre versioni del mito attribuiscono il tesoro a diverse figure storiche:
Il
tesoro dei nobili perugini:
Si dice che le famiglie più potenti di Perugia, come i Baglioni,
abbiano nascosto le loro ricchezze durante i periodi di guerra e
rivolta, seppellendole in luoghi sicuri all'interno dei loro palazzi
o nelle segrete.
Il
tesoro della Fontana Maggiore:
Una leggenda meno conosciuta afferma che un prezioso oggetto o una
somma di denaro sia stata celata all'interno del basamento della
famosa Fontana Maggiore, uno dei simboli della città.
La realtà e il fascino del mistero: Mentre non esistono prove concrete dell'esistenza di questo tesoro, la leggenda continua a vivere e a stimolare la fantasia di perugini e turisti.
Dopotutto,
il fascino di Perugia non risiede solo nella sua bellezza visibile,
ma anche nei segreti che si celano sotto la superficie, in un
labirinto di storie che uniscono passato e presente.
Che
si tratti di una fantasia o di una verità dimenticata, l'idea di un
tesoro segreto aggiunge un ulteriore strato di mistero a una città
che già di per sé è un vero e proprio scrigno di storia.
Ma si sa! Ogni leggenda racchiude un fondo di verità!
Giampiero Tamburi (coordinatore associazione gruppo informale "Perugia Social City")
I FANTASMI DELLA ROCCA
La Rocca Paolina e i suoi fantasmi sono una delle leggende più affascinanti di Perugia.
La Rocca Paolina e i suoi segreti sotterranei.
La Rocca Paolina, una fortezza del XVI secolo, fu costruita per volere di Papa Paolo III Farnese, da cui prende il nome.
La
sua costruzione fu un atto di forza e oppressione. Per edificarla, il
Papa ordinò la distruzione di oltre 300 case, sette chiese, numerosi
conventi e persino i palazzi della famiglia Baglioni, una delle più
potenti di Perugia.
Le
rovine della Rocca, oggi un percorso sotterraneo unico nel suo
genere, raccontano la storia di questa violenta soppressione e delle
tragedie che ne conseguirono.
I corridoi e gli ambienti sotterranei, dove un tempo sorgeva un intero quartiere, sembrano ancora echeggiare il dolore di chi vi abitava.
La
leggenda dei fantasmi della Rocca.
Proprio
in questi sotterranei, si dice che vaghino gli spiriti inquieti di
coloro che persero la vita, la casa e le proprietà a causa della
costruzione della fortezza.
I
fantasmi, secondo la leggenda, sono i Baglioni, che non si
rassegnarono mai alla distruzione del loro palazzo, e le anime di chi
fu ucciso per essersi opposto alla tirannia papale.
Si
narra che a mezzanotte, quando le luci della Rocca si spengono, si
possano udire lamenti, passi lontani e sussurri che sembrano
provenire dalle pareti.
Le
leggende narrano anche di apparizioni fugaci, ombre che svaniscono
nel buio o figure che sembrano osservare i visitatori da angoli
nascosti.
La Rocca oggi.
Oggi, i sotterranei della Rocca Paolina sono un affascinante percorso museale.
Qui si tengono mostre d'arte, concerti e spettacoli teatrali.
Il luogo, con la sua atmosfera carica di mistero e storia, continua ad affascinare i visitatori, che spesso si chiedono se quelle sensazioni di disagio e freddo che provano siano dovute all'ambiente o, come dice la leggenda, a qualcosa di più.
Ma si sa! In ogni leggenda c'è sempre qualcosa di verità!
Giampiero Tamburi (coordinatore associazione gruppo informale Perugia Social City)
San Cristoforo; la chiesa sconsacrata di corso Garibaldi.
Sulla
storia della chiesa sconsacrata di San Cristoforo in Corso Garibaldi
a Perugia, non esistono fonti storiche o documentate che attestino
una specifica "storia esoterica" legata all'edificio
stesso.
Tuttavia,
è importante considerare il contesto in cui si trova la chiesa,
ovvero Corso Garibaldi e il quartiere di Porta Sant'Angelo, un'area
di Perugia che ha un forte legame con simbologie e tradizioni
esoteriche, in particolare quelle legate all'Ordine dei
Templari.
Ecco
i punti principali di questo contesto che potrebbero aver dato vita a
leggende e associazioni esoteriche:
Il
cammino iniziatico di Corso Garibaldi:
Molti
studiosi e guide turistiche di "Perugia dei misteri"
suggeriscono che Corso Garibaldi non sia solo una via, ma un vero e
proprio "cammino iniziatico" che porta al Tempio di
Sant'Angelo, situato alla fine della strada. Questo percorso,
costellato da antichi portali, sculture e simboli, è interpretato
come una metafora del percorso spirituale che conduce alla conoscenza
e alla sapienza.
Simbolismo
templare e alchemico:
Lungo
Corso Garibaldi si possono trovare portali e bassorilievi che,
secondo alcune interpretazioni, contengono simboli templari e
alchemici. Nomi di vie come "Via della Spada", "Via
della Pietra", "Via della Spina" e "Via dell'Oro"
sono spesso citati come parte di questo simbolismo, richiamando
l'idea di un percorso di trasformazione interiore e di difesa della
cristianità.
Il
Tempio di Sant'Angelo:
Il
Tempio, che costituisce la "meta" del presunto percorso
iniziatico, è un'antica costruzione a pianta circolare che ha
anch'essa alimentato diverse leggende e teorie esoteriche, essendo un
luogo di culto che ha attraversato diverse epoche e tradizioni.
In
questo scenario, la chiesa di San Cristoforo, trovandosi in Corso
Garibaldi, viene spesso inclusa negli itinerari dedicati ai "misteri
di Perugia". Sebbene non abbia un proprio specifico corpus di
leggende esoteriche, la sua posizione la lega inevitabilmente a
questo contesto più ampio, diventando parte di una narrazione
suggestiva che intreccia storia, leggende e simbologie.
Giampiero Tamburi (Perugia Social City)
LA CONFRATERNITA DELLA BUONA MORTE E LA SUA CHIESA.
La
storia della Chiesa della Compagnia della Buona Morte è
profondamente legata alla confraternita omonima e alle sue nobili e,
per l'epoca, necessarie funzioni.
La
Compagnia della Buona Morte di Perugia, nota anche come Compagnia
dell'Orazione e della Buona Morte, fu fondata nel 1570. Il suo scopo
principale era svolgere un'opera di carità fondamentale: dare una
degna sepoltura ai morti indigenti, a coloro che morivano in povertà
e senza una famiglia che potesse occuparsi dei loro funerali, oppure
ai corpi di coloro che venivano trovati abbandonati, per esempio in
campagna.
La
confraternita si dedicava anche a fornire assistenza e conforto
spirituale ai condannati a morte, accompagnandoli nel loro ultimo
percorso terreno, offrendo loro preghiere e cercando di prepararli a
una "buona morte" cristiana. Questa missione la rendeva una
delle istituzioni più rispettate e caritatevoli della città.
Nel
1575, la Compagnia decise di costruire la propria chiesa. Il progetto
fu affidato al celebre architetto e scultore Vincenzo Danti e i
lavori furono eseguiti da Bino Sozi, prolungandosi per diversi anni,
fino a oltre il 1600. La scelta di una chiesa a pianta a croce greca
con una cupola fu un'espressione di un'architettura manierista e
tardo rinascimentale, imponente e simbolica.
L'interno,
nonostante i successivi restauri settecenteschi, conserva ancora oggi
una ricchezza artistica degna di nota, con stucchi e tele di artisti
locali come Francesco Busti, Cristoforo Gasperi e Antonio Maria
Garbi. La pala d'altare maggiore di Felice Pellegrini, raffigurante
Ognissanti, è un'opera di spicco del XVII secolo.
Nonostante
la sua storia di carità, l'associazione con la morte ha dato vita a
un alone di mistero e a una serie di aneddoti e leggende che spesso
vengono confuse con altre confraternite omonime in Italia, come
quella di Roma o di Urbania. A Perugia, la leggenda più diffusa è
strettamente legata alla sua funzione principale, cioè
il corteo
notturno. Si racconta che durante le notti più buie, i confratelli
della Compagnia, vestiti con i loro abiti tradizionali e cappucci,
uscissero in silenzio, trasportando un sacco a mano (un cassa da
morto di piccole dimensioni) per raccogliere i corpi dei morti
abbandonati. Li avvolgevano in un telo e li trasportavano nella loro
chiesa o nel cimitero, recitando preghiere e garantendo una sepoltura
dignitosa. Questa pratica, pur non essendo una "leggenda"
nel senso stretto, è stata tramandata oralmente ed è diventata
parte del folclore cittadino, rendendo la confraternita una presenza
discreta e quasi spettrale, ma profondamente benefica.
Un'altra
credenza popolare, più legata alla tradizione generale delle
confraternite della morte, vuole che le preghiere recitate dai
confratelli nella cripta della chiesa fossero così potenti da
"richiamare" le anime dei defunti, facilitandone il
passaggio dal Purgatorio al Paradiso. La cripta, quindi, non era solo
un luogo di sepoltura, ma anche un potente ponte spirituale.
È
importante notare che, a differenza di altre chiese della Compagnia
della Morte in Italia (come quella di Urbania nelle Marche), quella
di Perugia non ha un "cimitero delle mummie" o decorazioni
macabre realizzate con ossa. Le leggende più macabre sono spesso
associate erroneamente ad essa, ma la Chiesa
perugina si distingue per la sua funzione prevalentemente
caritatevole e spirituale, piuttosto che per elementi esoterici o
lugubri.
Giampiero Tamburi (Perugia Social City)
PERUGIA: IL TEMPIO (leggende e verità)
La Chiesa di San Michele Arcangelo a Perugia, nota anche come "il Tempio", è un luogo intriso di storia millenaria e, come molti siti antichi e carichi di spiritualità, ha dato vita a diverse leggende e credenze popolari. Queste storie si intrecciano con la sua architettura unica e le sue origini misteriose.
Vediamone
alcune:
Il
Culto di Venere e il Simbolismo di Fertilità.
Una
delle leggende più diffuse riguarda la presunta fondazione della
chiesa su un tempio pagano dedicato a Venere. Si racconta che le
fanciulle in cerca di marito andassero in pellegrinaggio alla chiesa
e ne facessero il giro per propiziare un matrimonio felice. Questa
usanza, che ha affinità con i riti di fertilità e amore, ha
alimentato la leggenda che il luogo fosse originariamente dedicato a
una divinità femminile. Le colonne romane di reimpiego, che adornano
l'interno, provengono probabilmente da templi pagani preesistenti, e
questa suggestione ha rafforzato l'idea che il luogo conservi ancora
un'energia antica e profonda.
I
Sette Giri e la Guarigione.
Una
tradizione popolare, ancora in voga fino a qualche decennio fa,
racconta che girare sette volte attorno al perimetro della chiesa,
invocando San Michele, portasse fortuna e potesse curare malanni,
soprattutto febbri e dolori. Il numero sette è un numero sacro e
simbolico sia nel cristianesimo che in altre tradizioni esoteriche, e
la pratica del "giro" richiama antichi riti di
purificazione e pellegrinaggio. I sette giri intorno al tempio di San
Michele si legano anche alle sette virtù e ai sette vizi capitali,
simboleggiando una purificazione spirituale e una ricerca di
protezione.
Le
Leggende sul Sottosuolo.
La
presenza di gallerie e cunicoli sotterranei a Perugia è un fatto
noto e ha dato origine a diverse leggende. Si narra che un cunicolo
partisse dalla chiesa e arrivasse fino al vicino Convento di Santa
Caterina Vecchia. L'esistenza di questi passaggi segreti ha
alimentato la fantasia di generazioni, che li hanno associati a
fughe, nascondigli o passaggi di stregoni e figure misteriose. Anche
se la maggior parte di queste storie non ha fondamento storico, la
suggestione di un mondo sotterraneo che si connette con l'antica
chiesa è ancora viva nel folclore locale.
Il
Pentacolo e l'Esoterismo.
All'interno
della Chiesa,
non
lontano dall'ingresso, su
una pietra murata nel
pavimento,
è possibile notare un pentacolo. Questo simbolo, che ha significati
diversi a seconda del contesto, ha alimentato leggende e teorie
sull'esoterismo e sull'occultismo. Sebbene il pentacolo sia stato
usato anche in ambito cristiano per simboleggiare le cinque piaghe di
Cristo, la sua presenza in un luogo così antico ha spesso alimentato
la fantasia popolare, che lo ha interpretato come un segno di culti
misteriosi, di alchimia o di poteri magici.
Queste storie sono alimentate da racconti fatti nei secoli passati ma, sappiamo benissimo che in ogni leggenda c'è sempre un fondo di verità.
Giampiero Tamburi (Perugia Social City)
LA PERUGIA CHE NON SI CONOSCE:
i rifugi antiaerei.
Il
rifugio antiaereo di Viale Indipendenza a Perugia è un manufatto
storico la cui origine è direttamente legata agli eventi della
Seconda Guerra Mondiale e alla necessità di proteggere la
popolazione civile dai devastanti bombardamenti aerei.
L'Italia
entrò nella Seconda Guerra Mondiale nel giugno 1940. Con l'avanzare
del conflitto, e in particolare dopo l'armistizio dell'8 settembre
1943 e la conseguente occupazione tedesca e l'istituzione della
Repubblica Sociale Italiana, le città italiane divennero bersagli
frequenti delle forze alleate. Perugia, sebbene non fosse un
obiettivo primario come i grandi centri industriali o portuali, si
trovò comunque sulla linea dei fronti e subì numerosi attacchi
aerei.
I
bombardamenti su Perugia si intensificarono in particolare tra
l'ottobre 1943 e il giugno 1944, quando la città fu più volte
colpita dall'aviazione alleata (spesso aerei britannici). Questi raid
avevano come obiettivi principali le infrastrutture strategiche come
ponti, ferrovie (ad esempio la stazione di Ponte San Giovanni fu
distrutta), l'aeroporto di Sant'Egidio, e altri punti nevralgici per
le comunicazioni e i movimenti delle truppe tedesche. Tuttavia, le
bombe colpirono inevitabilmente anche aree residenziali e il centro
storico, causando vittime civili e ingenti danni a edifici e
abitazioni.
Di
fronte a questa minaccia, le autorità e la popolazione si
organizzarono per costruire o adattare rifugi in grado di offrire
riparo. Il rifugio di Viale Indipendenza è uno di questi. Sebbene
non si abbia una data precisa di inizio costruzione, è certo che sia
stato realizzato nel corso della Seconda Guerra Mondiale come
ricovero antiaereo.
Una
ubicazione
strategica: La sua posizione in Viale Indipendenza, con un ingresso
attraverso il muro di sostegno della sovrastante Via Marzia e vicino
alla chiesa di Sant'Ercolano, lo rendeva facilmente accessibile per
gli abitanti del centro storico durante gli allarmi. Si trovava e
tutt'ora si trova,
in un'area che era ed
è,
parte della città più antica, con una densità abitativa elevata.
È
costituito da una galleria tubolare spezzata, con soffitto a volta in
mattoni e pavimento anch'esso in mattoni, estendendosi per circa 120
metri quadrati. La sua conformazione è quella tipica dei rifugi
sotterranei dell'epoca, progettati per resistere agli urti delle
bombe e proteggere dal fuoco e dalle schegge. Alcune fonti
suggeriscono che la scala del rifugio di Viale Indipendenza sfociasse
anche nella Rocca Paolina, che al tempo fungeva da accesso principale
ad un più vasto sistema di rifugi.
Durante
i 17 allarmi che funestarono Perugia dall'ottobre 1943 fino alla
liberazione (avvenuta il 19 giugno 1944), i perugini si affollavano
in questi "bunker" improvvisati. Nel rifugio di Viale
Indipendenza, come in altri simili, si trovavano panche di legno, ora
in parte consumate dall'umidità, dove la gente attendeva la fine dei
bombardamenti, nella paura e nella speranza.
Con
la fine del conflitto, i rifugi antiaerei caddero nell'oblio per
decenni. Il rifugio di Viale Indipendenza, come molti altri siti
ipogei di Perugia, è stato riscoperto e valorizzato negli ultimi
anni.
Questa
interessante
testimonianza della Seconda Guerra Mondiale, un luogo che fa parte
del più vasto percorso di "Perugia Sotterranea", rivela un
aspetto meno conosciuto della storia della città.
Il
rifugio
non è aperto al pubblico in modo continuativo, ma è accessibile in
occasioni speciali e tramite visite guidate organizzate.
In
sintesi, il rifugio antiaereo di Viale Indipendenza è un tassello
importante nella narrazione della storia di Perugia, un luogo che,
sebbene nascosto, contribuisce a far comprendere le vicende e le
trasformazioni della città attraverso i secoli.
Un tassello che dovrebbe essere maggiormente portato alla conoscenza, il più possibile, di tutti e specialmente a chi non ha il significato morale, politico e sociale, di ciò che significa il disastro della guerra!
Giampiero Tamburi (Perugia Social City)
PERUGIA E IL MOVIMENTO DEI FLAGELLANTI
(nella religione e nella politica)

La
storia delle confraternite della flagellazione a Perugia è
profondamente legata all'inizio del movimento dei Disciplinati (o
Flagellanti) nel XIII secolo, un fenomeno di grande rilevanza
religiosa e sociale che ebbe origine proprio dalla
nostra
città.
Le
origini del movimento a Perugia:
L'impulso
iniziale di questo movimento di penitenza collettiva è attribuito
all'eremita perugino Raniero Fasani. Nella primavera del 1260,
intorno al Giovedì Santo, egli diede il via alle prime processioni
di Flagellanti.
Le
processioni si diffusero rapidamente in altre città dell'Italia
centrale. L'intento principale era promuovere la pubblica disciplina
dei singoli e, allo stesso tempo, favorire azioni di pacificazione e
concordia all'interno delle turbolente istituzioni comunali
dell'epoca.
Le
fonti narrative e iconografiche descrivono persone seminude che si
fustigavano intonando "litanie tristi", implorando perdono
per i propri peccati e invocando pace e concordia.
La
particolarità del movimento a Perugia fu il sostegno ricevuto sia
dal vescovo che, e ancor più significativamente, dalle autorità
cittadine. Questo dimostra come alla valenza religiosa del fenomeno
penitenziale si affiancasse immediatamente quella politica. La
flagellazione pubblica fu accettata dalla città come un sacrificio
collettivo in nome della pacificazione interna, vista come un valore
superiore capace di ispirare le scelte politiche di
popolo nel comune,
impegnato a consolidare le nuove strutture di governo.
È
significativo che la pubblicazione degli "Ordinamenta populi",
severe norme volte a limitare la violenza e i conflitti interni,
avvenne in concomitanza con una solenne manifestazione dei
Flagellanti, sottolineando il legame tra la pratica penitenziale e la
ricerca della stabilità sociale.
Da
questo movimento spontaneo e popolare nacquero le Confraternite dei
Disciplinati. Due peculiarità le distinguono dalle altre
confraternite: la loro stretta relazione con i movimenti di penitenza
e la particolare devozione che le caratterizzava: la flagellazione
volontaria (o disciplina).
La
flagellazione volontaria e rituale, che accompagnava la preghiera o
le celebrazioni dei confratelli, fu sempre una loro specifica
connotazione, tanto che le rappresentazioni iconografiche dei
Disciplinati li mostrano quasi sempre con il flagello. Questa pratica
aveva un valore non solo imitativo delle sofferenze di Cristo, ma
anche catartico e purificatore dei peccati.
Inizialmente,
queste confraternite avevano scopi assistenziali e una composizione
sociale varia. Con il tempo però,
in un processo di aristocratizzazione generale, la partecipazione si
restrinse talvolta ai soli nobili. I loro fini principali includevano
la vita cristiana dei confratelli, l'esercizio del culto pubblico e
la promozione di opere di carità fraterna.
A
Perugia ne
fa testimonianza l'Oratorio
della Confraternita dei Disciplinati di San Francesco (Oratorio di
San Francesco dei Nobili): Questo edificio religioso del XVI secolo è
un esempio notevole dell'arte e della storia di queste confraternite.
Al suo interno si
conservano
importanti opere pittoriche e scultoree, tra cui un Gonfalone
processionale raffigurante la Flagellazione (1480) di Pietro
Galeotto; un tema molto caro a queste compagnie.
In
sintesi, le antiche confraternite della flagellazione a Perugia non
furono solo espressione di una profonda spiritualità penitenziale,
ma anche attori chiave nelle dinamiche sociali e politiche del loro
tempo, contribuendo alla pacificazione e al mantenimento dell'ordine
civico attraverso pratiche devozionali collettive.

L'ANELLO NUZIALE DI MARIA SANTISSIMA.
L'anello
nuziale di Maria, noto come il "Santo Anello", è una delle
reliquie più preziose e venerate conservate nella Cattedrale di San
Lorenzo a Perugia. La sua storia è un affascinante intreccio di
fede, leggenda e vicende storiche.
La
Tradizione e la Leggenda:
Secondo
la tradizione popolare, non supportata da prove storiche o bibliche,
il Santo Anello sarebbe l'anello nuziale che San Giuseppe donò alla
Vergine Maria in occasione del loro matrimonio. Si ritiene che sia
stato ricavato da un pezzo di onice o calcedonio, una varietà
microcristallina del quarzo, e si presenta come un anello di fattura
modesta, probabilmente un anello-sigillo risalente al I secolo
d.C.
La
sua storia e l'arrivo a Perugia:
L'anello
ha una storia lunga e movimentata. Si racconta che nel 985 un orafo
di Chiusi, Ranieri, lo acquistò da un mercante ebreo. Per secoli
rimase a Chiusi, custodito nella chiesa dei francescani.
La
svolta avviene nel 1473, quando un frate di Magonza, Wintherio, lo
trafugò da Chiusi con l'intenzione di portarlo via. Tuttavia,
secondo la leggenda, una fitta nebbia lo bloccò a Perugia, e il
frate, interpretando l'evento come un segno divino, decise di
lasciare l'anello nella città umbra. Questo evento scatenò una
disputa tra Chiusi e Perugia per il possesso della reliquia, che fu
risolta dal Papa Sisto IV, favorevole a Perugia. Nel 1488, il Santo
Anello fu solennemente trasferito nella Cattedrale di San Lorenzo.
La
Custodia e le Esposizioni:
L'anello
è custodito in una cappella della Cattedrale di San Lorenzo, a circa
otto metri di altezza, all'interno di un forziere del Quattrocento
protetto da ben 14 chiavi, ognuna delle quali è conservata dalle
principali istituzioni civili ed ecclesiastiche di Perugia.
La
reliquia viene esposta al pubblico solo due volte all'anno, in
occasione della cosiddetta "calata" del Santo Anello
(generalmente il 29 luglio e in un'altra occasione annuale). Durante
queste esposizioni, l'anello è contenuto in un prezioso reliquiario
in argento dorato, realizzato nel 1511 da Cesarino e Federico del
Roscetto.
L'Impatto
Artistico e Culturale:
L'arrivo
del Santo Anello a Perugia ebbe un impatto significativo sulla vita
artistica e culturale della città. Intorno alla cappella in cui è
custodito, furono commissionate importanti opere d'arte, tra cui
spicca lo Sposalizio della Vergine del Perugino, realizzato nei primi
anni del 1500, un capolavoro che celebra proprio l'unione di Maria e
Giuseppe.
Oggi,
il Santo Anello continua a essere un punto focale di fede e
devozione.